CICLO E DOLORE ALLA SCHIENA

Spesso durante i giorni legati alle mestruazioni affiorano dei dolori più o meno accentuati a livello della colonna lombare. 

Tutte le strutture che interessano il ciclo mestruale (utero, ovaie, tube,…) sono fissate al corpo tramite un tessuto connettivo e si appoggiano al pavimento pelvico. Quando comincia il ciclo avvengono dei cambiamenti ormonali e strutturali che vanno a creare a livello fasciale (connettivale) delle vere e proprie tensioni che si scaricano sui muscoli ai quale la fascia è legata, dando quindi origine ad una tensione muscolare in tutto il basso ventre su pancia e schiena.

Altra causa del mal di schiena nei giorni precedenti e durante il ciclo è quella di irrigidimento di difesa dell’apparato muscolo-scheletrico della zona lombare, irrigidimento provocato dal sistema nervoso centrale, che simula l’azione protettiva che la donna sperimenta durante il parto. 

Per la prevenzione del mal di schiena da ciclo sarebbe buona abitudine modificare lo stile di vita. Una corretta alimentazione è fondamentale per l’apporto di tutti i nutrienti necessari: molta frutta e verdura, cibi ricchi di calcio, potassio, ferro e zinco. Introdurre poi una regolare attività fisica apporta benefici sull’elasticità e tonicità dei muscoli e dello scheletro. Dedicarsi a passeggiate o altri sport a piacere ed eseguire degli esercizi di stretching volti a distendere la muscolatura, possono essere di grande aiuto perché contribuiscono a disinfiammare la colonna vertebrale.
Inoltre, è necessario tenere sotto controllo il peso corporeo, infatti il sovrappeso potrebbe sovraccaricare la colonna, peggiorando i sintomi dolorosi.
Infine, rafforzare i muscoli lombari e addominali con esercizi mirati, contribuisce ad aumentare la stabilità della colonna vertebrale e ad alleviare i dolori derivanti da contratture muscolari.

Un aiuto durante le giornate di maggior dolore lo può dare un trattamento massoterapico, volto a rilassare la muscolatura lombare e addominale. Con l’abbinamento dell’applicazione del kinesiotape, si possono avere fin da subito degli ottimi benefici sia a livello lombare che addominale. 

IMPORTANZA DELLA CADENZA NELLA CORSA

La cadenza, quando si parla di corsa, non è altro che il numero di passi che si fanno in un minuto. Attenzione a non confonderla però con la velocità! La difficoltà degli atleti molte volte sta nel capire cosa sia la cadenza e come possa influenzare la biomeccanica della corsa. 

La cadenza è molto fondamentale nella prevenzione degli infortuni e nel miglioramento della performance. 

L’aumento della cadenza viene molto utilizzato da allenatori e clinici per ridurre la possibilità di infortunio. 

I runner con una cadenza più alta non vanno necessariamente più veloce ma semplicemente fanno più passi per compiere la stessa distanza, mentre i runner con una bassa cadenza tendono ad avere un movimento del centro di massa verso l’alto più marcato e questo significa quindi avere un maggior dispendio di energia. 

La quantità della forza d’impatto gioca un ruolo fondamentale negli infortuni della corsa: i corridori con cadenze più basse generalmente toccano il terreno con forze d’impatto maggiori rispetto a quelli con cadenze più alte. Le forze d’impatto più alte sono state messe in relazione con molti infortuni legati alla corsa.

La cadenza è molto più bassa quanto più le persone utilizzano scarpe più ammortizzate e massimaliste ed è molto tipico dei runner alle prime armi; chi corre con calzature minimaliste o a piedi nudi tende ad avere una cadenza più alta. 

Aumentando la cadenza diminuisce lo stress meccanico su tutto lo scheletro. 

Cosa significa aumentare la cadenza? Alla stessa velocità, significa diminuire la lunghezza del passo e aumentare la frequenza. Così facendo si avrà un tempo minore di contatto del piede con il terreno e una riduzione del lavoro muscolare necessario per avanzare. 

Aumentando la cadenza succedono tutta una serie di conseguenze che vanno in direzione della protezione dello scheletro, una riduzione delle forze che si trasmette un po’ su tutte le strutture scheletriche e un miglioramento della prestazione.

Chi corre a piedi nudi fa circa 170-190 passi al minuto, chi corre con scarpe massimaliste ammortizzate ha una cadenza di 150-160 passi al minuto.

Un aumento della cadenza del 3% significa ridurre il consumo di ossigeno, fare meno fatica e migliorare la performance. Mentre con una cadenza lenta, significa aumentare le forze di impatto, aumentare le fasi di frenata, avere un appoggio lontano dal centro di gravità: tutti aspetti che portano verso l’infortunio.

Con una corretta cadenza, ginocchia e schiena ringrazieranno!

Aumentare la cadenza è facile grazie ad alcuni piccoli accorgimenti da applicare in modo graduale, primo tra tutti provare a correre a piedi scalzi. In generale, si può fare un’analisi della corsa e valutare i possibili cambiamenti da attuare.

MI SI E’ ACCAVALLATO UN NERVO… COSA SIGNIFICA?

I nervi non si accavallano! Quando si sente qualcuno che dice “ho i nervi accavallati” viene utilizzato un termine inesatto per indicare un dolore in qualche parte del corpo, in quanto i nervi non si possono accavallare perchè sono ricoperti da tessuto connettivo e distanziati da fasce e canali ossei, che rendono impossibile qualsiasi accavallamento. 

Il motivo di questo dolore è dovuto nel 99% dei casi ad una contrattura muscolare. La parte interessata sembra al tatto come delle corde tese, comunemente si pensa siano dei nervi, ma in realtà sono le fibre muscolari talmente irrigidite che impediscono di compiere il movimento.

Questa problematica può presentarsi in qualsiasi muscolo, ma nella maggior parte dei casi si verifica nei muscoli cervicali, lombari e delle gambe, soprattutto nei polpacci.

Le cause di questa problematica impropriamente definita “nervi accavallati” possono essere legate a diversi fattori:

• forte stress lavorativo o sportivo,

• eccessivo nervosismo,

• in caso di tendinite al tatto, sembra si tratti della problematica “nervi accavallati”,

• l’eccessiva vita sedentaria può causare contratture e quindi questa sensazione,

• posture lavorative,

Dopo aver analizzato bene la causa del problema, per cercare di migliorare questo tipo di problematica risulta opportuno svolgere esercizi di stretching, fare dei massaggi per decontratturare la zona e degli impacchi caldi.

Se il problema è recidivante, solitamente è consigliato, di fare massaggi di prevenzione, sempre se non si può cambiare l’abitudine che fa innescare il fastidio.

DOMS: l’indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata

DOMS è l’acronimo di “Delayed Onset Muscle Soreness” e sta ad indicare un indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata. Si manifesta con una sensazione di dolore e con rigidità muscolare che si sente tra le 24 e 72 ore dopo un allenamento sportivo.

Solitamente, questi sintomi compaiono dopo un allenamento o sforzo muscolare di un’intensità alla quale non si è abituati e spariscono completamente dopo circa sette giorni. Il dolore si avverte sia durante la contrazione che l’allungamento muscolare, ma anche alla palpazione della parte dolente.

Per lungo tempo l’insorgenza dei DOMS è stata associata erroneamente all’accumulo di acido lattico, ma questa teoria è stata contrastata attraverso diversi studi scientifici. Il livello di lattato prodotto dal corpo attraverso il processo del metabolismo, aumenta notevolmente durante l’intenso sforzo fisico anaerobico, per poi tornare a regime entro massimo un’ora dalla fine dell’attività svolta.

Queste sensazioni di dolore “del giorno dopo” sono invece causate da dei microscopici danni a livello delle fibre muscolari durante lo sforzo. Quando si scatena questo fenomeno, i recettori del dolore vengono stimolati nei tessuti connettivi dei muscoli e causano la sensazione di dolore. Il muscolo lancia segnali nervosi di indolenzimento ad ogni contrazione muscolare, nel tentativo di adattarsi rapidamente per prevenire danni muscolari più seri.

Una delle ultime teorie sulle cause dei DOMS è quella dell’efflusso enzimatico: in caso di microtrauma delle fibre muscolari, il calcio si accumula nel muscolo (di solito è nel reticolo sarcoplasmatico). Questo accumulo può attivare delle reazioni che di conseguenza degradano e degenerano le proteine muscolari. Si verifica quindi un’infiammazione e dolore dovuto all’eccesso di prostaglandine e istamine, molecole tipiche dell’infiammazione e dovuto anche all’eccedenza di potassio.

Per alleviare il dolore conseguente all’indolenzimento muscolare DOMS, si consiglia un’attività a bassa intensità, dei massaggi, bagni caldi o la sauna, tutte attività che favoriscono un aumento del flusso sanguigno nei muscoli e il conseguente beneficio.

Cos’è lo strappo muscolare?

Lo strappo è una lesione delle fibre muscolari che si può avere in seguito a trauma diretto (una contusione con interruzione parziale o totale delle fibre muscolari) o indiretto (muscolo sottoposto a lavoro eccessivo per un tempo prolungato oppure contrazione del muscolo improvvisa e violenta).

Lo strappo è diverso dallo STIRAMENTO, che si verifica quando il muscolo si allunga più del normale e c’è la possibilità della rottura di qualche fibra dello stesso.

Lo strappo ha tre livelli di gravità:
– primo grado (lesione del 5% delle fibre e con un danno relativamente non grave)
– secondo grado (coinvolgimento di un maggior numero di fibre, con un dolore acuto che causa una diminuzione di forza e difficoltà nello svolgere il movimento)
– terzo grado (coinvolge circa 3/4 delle fibre del muscolo, ha quindi un’entità grave che non permette all’atleta o non di continuare l’attività che stava svolgendo).

Può essere acuto o cronico: il primo avviene in modo improvviso, tipico del muscolo che viene allungato in maniera improvvisa e rapida oppure quando viene sottoposto ad una trazione intensa e improvvisa; il secondo invece si verifica in modo graduale man mano che aumentano il numero delle fibre lesionate (tipico dei movimenti ripetitivi e prolungati nel tempo).

Lo strappo in genere si presenta in maniera improvvisa e spesso viene descritto dall’infortunato associato ad un rumore difficile da descrivere. Essendo molto vascolarizzato, in caso di distrazione o strappo, nel muscolo si avrà una fuoriuscita di sangue, che, nei casi di lesione lieve, rimarrà all’interno del muscolo, altrimenti nei giorni seguenti “uscirà” un ematoma leggermente più in basso rispetto alla lesione. Nei casi più gravi la lesione potrebbe essere accompagnata da una contrattura di protezione per evitare il movimento e causare quindi ulteriori danni.

Cosa fare e non fare in caso di strappo?
FARE:
– protezione e compressione immediatamente dopo il trauma
– fare attività che non sia dolorosa ma che faccia circolare il sangue:
– esercizi mirati al recupero
– rivolgersi a personale qualificato
NON FARE:
– il massaggio sullo strappo (rischi di aumentare il danno!!!)
– applicare ghiaccio e assumere antinfiammatori

Prima si comincia il trattamento meno danni permanenti si avranno in futuro!!

Cos’è la contrattura?

La contrattura è un meccanismo di difesa utilizzato dal muscolo se eccessivamente sovraccaricato. Il corpo lancia il messaggio di interrompere l’attività per prevenire un problema più grave. Nel momento in cui si comincia a sentire il dolore il muscolo è in carenza di sangue e quindi ossigeno e sostanze nutritive.

Le cause principali della contrattura sono:
– movimenti improvvisi o violenti
– carico eccessivo di pesi o sollecitazioni ripetute senza gli opportuni tempi di recupero
– mancanza di riscaldamento nello sport
– scarso allenamento
– problemi posturali
– stress e stanchezza
– condizioni metereologiche come freddo o vento.

Cosa fare con una contrattura?
Per accelerare il recupero si consiglia:
– massaggio per sciogliere la contrattura
– applicazione di caldo che rilassa in generale la muscolatura
– stretching mirato

Per prevenire una contrattura bisogna adottare dei semplici accorgimenti:
– riscaldarsi bene prima di svolgere un’attività sportiva, specialmente in inverno
– allenarsi in maniera costante e in progressione senza strafare
rispettare i tempi di recupero
– correggere, se possibile, eventuali squilibri muscolari/posturali.

Funzionalità del core

Il core è l’insieme dei gruppi muscolari del corsetto addominale che ci forniscono la stabilità lombo-pelvica e favoriscono l’ottimale trasferimento di forze dalla parte inferiore alla parte superiore del corpo.
I muscoli principali del core risiedono nella zona addominale (pavimento pelvico, trasverso e retto dell’addome, diaframma,..) centrale e inferiore della schiena (multifido, quadrato dei lombi, gran dorsale,..) e dei fianchi (grande gluteo,..).

Il core garantisce stabilità al corpo durante lo svolgimento delle attività abituali, dai lavoro quotidiani all’attività sportiva. Questa stabilità può proteggere da molte lesioni, specialmente a livello di rachide. Dove esiste un’anomalia della schiena come una protrusione, una scoliosi o un aumento fuori misura delle curve fisiologiche della schiena, il lavoro muscolare della fascia centrale, può generare una posizione più eretta e migliorare il benessere della persona.

Questi muscoli del core forniscono stabilità e prevengono il mal di schiena solo se forti e tonici e non inibiti, cosa che succede se nel tempo non sono stimolati nel mantenimento delle loro funzioni. Più stiamo seduti e passiamo del tempo in totale sedentarietà, più tendono a essere inibiti mentre altri muscoli come quadrato dei lombi, piriforme, glutei vengono facilitati e sovraccaricati.

Durante l’allenamento, questi muscoli forniscono stabilità e mantengono il busto in posizione verticale. Mantengono la cassa toracica funzionale rispetto alla parte superiore del bacino e aiutano a mantenere una colonna vertebrale neutra. Quando il corpo è in posizione neutra e verticale, i nostri stabilizzatori principali possono lavorare per fare il loro lavoro in modo che i motori principali (gruppo dei glutei, quadricipite, ileo-psoas…) possano effettivamente spostarci in modo sicuro ed efficiente!

Un’altra importante funzione della muscolatura del core poi è quella di mantenere una pressione intraddominale tale da favorire una fisiologica funzionalità viscerale (peristalsi).

Ci sono diversi esercizi che si possono fare per allenare e tenere tonici questi muscoli importantissimi per il benessere della colonna e di conseguenza di tutto il corpo.

Se sei curioso chiedi informazioni!!!

La salute nella corsa

tratta da “La clinica del running”

La corsa è un’attività sportiva che ha molti vantaggi praticamente a costo nullo.
E’ semplice, efficace, migliora la qualità della vita e in generale riduce il rischio di problemi e patologie. Inoltre abbassa del 27% il rischio di morte, e migliora la qualità del sonno.

Nonostante questo, ci sono molti falsi miti da sfatare: “Non corro più perchè ho mal di schiena”, “Quando vado a correre mi viene male al tendine d’Achille”, “Ogni volta che esco a correre mi vengono i crampi”, e così via…

Gli studi scientifici dimostrano che l’80% degli infortuni è causato da una modifica nell’allenamento: aumento di velocità, chilometraggio, cambio terreno, allenamento in salita/discesa. Oltre a questo ci possono essere anche altri fattori come cambio scarpe oppure diminuzione di riposo, depressione, ansia, nutrizione,… “La Clinica del Running” ritiene che per prevenire al meglio questi infortuni sia necessario quantificare lo stress meccanico, permettendo al corpo di adattarsi.
Il dolore è un messaggio di protezione che bisogna ascoltare, per evitare di andare a caricare ancor più una struttura già sofferente.

Dopo un primo periodo di dolore acuto, bisogna però cominciare a caricare la struttura anche in presenza di dolore. Il riposo forzato per un periodo troppo lungo indebolisce ulteriormente il tessuto irritato e lo rende meno tollerante alle sollecitazioni meccaniche.
Terminata la fase acuta, bisogna cominciare subito con dell’attività cardio-vascolare, del movimento, del rinforzo per rendere i tessuti più tolleranti allo stress meccanico.

Per molto tempo i professionisti della salute hanno preferito un approccio protettivo rispetto a quello di adattamento. Ancora oggi, troppe patologie vengono trattate esclusivamente con metodi protettivi come il riposo, l’immobilizzazione o la limitazione del movimento per paura del dolore. Queste tecniche di protezione devono essere adottate a breve termine in caso di traumi e dolori acuti, ma diventano rapidamente deleterie e impediscono un recupero ottimale, se utilizzate in modo prolungato. Non appena la fase acuta è superata, ci si dovrebbe concentrare sulla capacità di affrontare la situazione attraverso un approccio attivo. Muoversi, rinforzarsi, stimolare i tessuti in modo che la tolleranza allo stress meccanico aumenti e che il paziente possa correre di più e meglio!

Il corpo si adatta fino a quando il carico applicato non è superiore alla sua capacità di adattamento. Tutte le attività che svolgiamo durante la giornata producono uno stress meccanico sui tessuti del corpo: durante l’attività sportiva viene generato quello maggiore.
Quantificare lo stress meccanico significa misurare lo stress esercitato sui tessuti per prevenire il rischio di infortuni.

Blaise Dubois scrive nel suo libro “La salute nella corsa” che “prevenire gli infortuni significa avere la sicurezza di poter continuare a godere pienamente dell’attività che ci appassiona”.

Meglio quindi prevenire??

Sindrome da smartphone

L’utilizzo di nuovi strumenti tecnologici, quali smartphone e tablet, è molto utile e senza non si può più rimanere, ma porta anche a diverse nuove problematiche.
La più diffusa è sicuramente la “text neck” o “Sindrome del collo da smartphone”.

In media le persone al giorno d’oggi utilizzano questi dispositivi da 2 a 4 ore al giorno. L’inclinazione della testa volta all’utilizzo di cellulari affatica i muscoli del collo fino a 5 volte maggiore rispetto alla posizione corretta. La spina dorsale regge il peso della testa, che in posizione normale supporta circa 5 kg ma che diventa più pesante se incliniamo la testa avanti: guardare il telefono con un’inclinazione del collo di circa 60° aumenta questo peso fino a quasi 30 kg.

Frequenti posizioni non naturali del collo cambiano la struttura del rachide cervicale, che supporta muscoli, legamenti, tendini e segmenti ossei, arrivando ad alterazioni posturali non indifferenti. Nel lungo periodo, la conseguenza più grave è il danneggiamento delle curve della colonna, come l’appiattimento della curva spinale, oltre all’alta probabilità di insorgenza precoce di artrosi precoce e degenerazione spinale.

I muscoli coinvolti in questa problematica sono principalmente quelli del collo, come SCOM, trapezi, scaleni, elevatore della scapola, suboccipitali e non per ultimo il diaframma. Quest’ultimo, in posizione inclinata avanti non funziona più correttamente perchè non ha lo spazio necessario per lavorare.

I principali sintomi che si sviluppano già nel breve termine sono:
– male al collo
– mal di testa, giramenti di testa e in alcuni casi nausea e vomito
– dolori a spalle e braccia
– in rari casi problemi respiratori.

SUGGERIMENTI:
1. Limita il tempo speso in posizioni compromettenti, fai una pausa e sfuggi a lunghi periodi di stress
2. Invece di piegare la testa prova a guardare il dispositivo solo con gli occhi
3. Semplici esercizi come stare in una porta con le braccia distese e spingere il petto in avanti per rafforzare “i muscoli di una buona postura” aiutano ad alleviare il dolore
4. La chiave per prevenire qualsiasi problema muscolo-scheletrico è il MOVIMENTO.

Metodo Trijalux – Infiltrazione senz’ago

Trijalux è un prodotto che contiene 3 molecole, fondamentali per il nostro corpo:
ACIDO IALURONICO: è una molecola prodotta naturalmente dal nostro organismo e presente in molteplici distretti come sulla pelle, nelle cartilagini, nei tendini e nel liquido sinoviale che riempie le cavità articolari. Ha la funzione di lubrificare, proteggere la cartilagine dai danni meccanici, dagli urti, impedire l’ingresso di virus e batteri, ridurre il dolore e accelerare i processi riparativi. Nelle articolazioni, l’acido ialuronico ad elevato peso molecolare funge da lubrificante, ammortizza le sollecitazioni meccaniche e crea una matrice spugnosa che impedisce il diffondersi di citochine infiammatorie e di patogeni come virus e batteri. Uno degli effetti più importanti dei trattamenti con acido ialuronico a medio peso molecolare è il suo effetto protettore nei confronti delle cellule responsabili della produzione e rigenerazione della cartilagine e che producono collagene, acido ialuronico proteoglicani e glicoproteine.
OZONO: è utilizzato per il suo comprovato effetto antinfiammatorio e antidolorifico. Nella capsula articolare è in grado di stimolare la riparazione fibroblastica, favorire una nuova crescita della cartilagine e indurre un effetto antiossidante endogeno determinando anche un aumento dell’apporto di ossigeno ai tessuti.
VITAMINA C: contribuisce alla normale formazione del collagene utile nelle patologie delle articolazioni per i suoi effetti condro protettivi, ovvero di protezione della cartilagine articolare. L’acido ascorbico (vitamina C) è anche un utile antiossidante che, secondo i ricercatori, svolge un ruolo antinfiammatorio.

Trijalux è un metodo nato per svolgere un ruolo di sostegno e alternativa all’infiltrazione articolare. Negli ultimi due anni ha dato risposte cliniche su lesioni muscolari, riducendo i tempi di guarigione ed incrementando la qualità della guarigione; su stati infiammatori; su articolazioni doloranti.

Vari esempi di patologie trattate sono: tendiniti, fasciti plantari, dolore alle ginocchia, epicondilite,…e molto altro.