
La corsa è un’attività sportiva che ha molti vantaggi praticamente a costo nullo.
E’ semplice, efficace, migliora la qualità della vita e in generale riduce il rischio di problemi e patologie. Inoltre abbassa del 27% il rischio di morte, e migliora la qualità del sonno.
Nonostante questo, ci sono molti falsi miti da sfatare: “Non corro più perchè ho mal di schiena”, “Quando vado a correre mi viene male al tendine d’Achille”, “Ogni volta che esco a correre mi vengono i crampi”, e così via…
Gli studi scientifici dimostrano che l’80% degli infortuni è causato da una modifica nell’allenamento: aumento di velocità, chilometraggio, cambio terreno, allenamento in salita/discesa. Oltre a questo ci possono essere anche altri fattori come cambio scarpe oppure diminuzione di riposo, depressione, ansia, nutrizione,… “La Clinica del Running” ritiene che per prevenire al meglio questi infortuni sia necessario quantificare lo stress meccanico, permettendo al corpo di adattarsi.
Il dolore è un messaggio di protezione che bisogna ascoltare, per evitare di andare a caricare ancor più una struttura già sofferente.
Dopo un primo periodo di dolore acuto, bisogna però cominciare a caricare la struttura anche in presenza di dolore. Il riposo forzato per un periodo troppo lungo indebolisce ulteriormente il tessuto irritato e lo rende meno tollerante alle sollecitazioni meccaniche.
Terminata la fase acuta, bisogna cominciare subito con dell’attività cardio-vascolare, del movimento, del rinforzo per rendere i tessuti più tolleranti allo stress meccanico.
Per molto tempo i professionisti della salute hanno preferito un approccio protettivo rispetto a quello di adattamento. Ancora oggi, troppe patologie vengono trattate esclusivamente con metodi protettivi come il riposo, l’immobilizzazione o la limitazione del movimento per paura del dolore. Queste tecniche di protezione devono essere adottate a breve termine in caso di traumi e dolori acuti, ma diventano rapidamente deleterie e impediscono un recupero ottimale, se utilizzate in modo prolungato. Non appena la fase acuta è superata, ci si dovrebbe concentrare sulla capacità di affrontare la situazione attraverso un approccio attivo. Muoversi, rinforzarsi, stimolare i tessuti in modo che la tolleranza allo stress meccanico aumenti e che il paziente possa correre di più e meglio!
Il corpo si adatta fino a quando il carico applicato non è superiore alla sua capacità di adattamento. Tutte le attività che svolgiamo durante la giornata producono uno stress meccanico sui tessuti del corpo: durante l’attività sportiva viene generato quello maggiore.
Quantificare lo stress meccanico significa misurare lo stress esercitato sui tessuti per prevenire il rischio di infortuni.
Blaise Dubois scrive nel suo libro “La salute nella corsa” che “prevenire gli infortuni significa avere la sicurezza di poter continuare a godere pienamente dell’attività che ci appassiona”.
Meglio quindi prevenire??